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In fondo, la spiegazione della fascinazione che il surfing esercita su di un relativamente ristretto numero di persone sta proprio nelle circostanze che lo rendono poco appetibile agli occhi della folla.
L'estrema solitudine nel confrontarsi con un elemento temibile, la volontaria rinuncia ad ogni aiuto umano, sia morale che fisico (se non fosse per quell'elicottero rosso e bianco che a volte ci viene a riprendere), e il fatto di sottoporre deliberatamente e consapevolmente la propria abilità ad una prova spesso impietosa. Qualcuno vi osserverà; qualcuno riderà dei vostri errori, e forse ci sarà qualcuno ad applaudire i vostri trionfi. Il surfing (quello libero) non ha rivali da sconfiggere nè giudici da compiacere, a parte la propria coscenza, la competitività e gli elementi spettacolari tipici della maggior parte degli sport sono del tutto assenti. C' è solo, e non sempre, il divertimento puro e semplice. Il corpo e la mente sono sempre sottoposti alla massima tensione. A volte l'emergenza si sussegue all'emergenza e ci si sente fortunati se si riesce a risolverne una prima dell'insorgere della seconda.... Ma la dura legge della necessità sviluppa l'abilità ed affina i sensi in modo sorprendente. Il bisogno di libertà, dal superfluo e dai condizionamenti, dalle convenzioni e dal badge da timbrare tutti i giorni, che è l'immediata conquista del surf, magari tornare nomadi e vagabondi in cerca di un'onda ritrovando nella lentezza del moto ondoso il ritmo del camminare e la felicità di superare i propri limiti senza altri testimoni che gli elementi.
'A volte il mare sembra un sogno, tanto si è vicini alla realtà'
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