Con i suoi movimenti lenti e precisi, il costruttore di barche da pesca lavorava, con qualunque tempo, la sua opera non conosceva soste.
Alle sue mani infatti era affidata la buona riuscita di una barca che serviva a dare da mangiare ai pescatori e alle loro famiglie, le mani nodose e abbronzate lavoravano esperte quegli assi di legno bruno giunti e stretti fra loro in modo da formare un fascio di muscoli che avrebbe carezzato anni di mare e sul quale le onde avrebbero scritto pagine e pagine di lacrime e risate, una chiglia forte ed elastica che avrebbe solcato tempeste e mare piatto, tutto questo, Lui, il mastro d'ascia, lo sapeva, le sue mani scure come il legno che lavorava, erano un'estensione della mente, nella quale lui vedeva già la barca finita,
Lui scolpiva il legno per renderlo libero, era come una ricerca interiore dell'anima; liberarla dalle tentazioni piu' basse e comuni che rendono l'uomo piatto come un pezzo di legno non ancora liberato dalla sua forma imposta.
Fin da piccolo aveva vissuto tra quegli attrezzi che ora lui stesso utilizzava nel suo piccolo laboratorio dove ogni finestra era un quadro che dava sul golfo, e mille e mille tempeste, mille e mille tramonti, sempre scenari diversi,quelle finestre erano i suoi quadri piu' preziosi, sapeva bene che in ogni momento poteva far parte di quell'incredibile paesaggio, passando da osservatore a protagonista...
Intanto i trucioli di legno bruno si ammucchiavano ai suoi piedi scalzi,
la sua pienezza nel Vivere stava nel fatto che poteva sempre uscire in Mare e sentirsi parte del tutto...
E ogni sua barca da pesca era un piccola parte di Lui che andava e viveva fendendo l'acqua salata.
Sapeva che c'era un solo modo di mettere a nudo il legno, cosi' come l'anima, con pazienza, togliendo gli eccessi, e intanto il mucchio di trucioli bruni cresceva...
Il giorno in cui non ebbe piu' la forza di scolpire quel legno bruno, i pescatori che gli avevavo ordinato la barca, lo trovarono così; addormentato per l'ultima volta sul ponte della barca non ancora varata, con il viso felice rivolto a quel golfo da dove tutte le sue creature erano partite per il vasto Mare.
Con il Mastro d'ascia mori' anche una tradizione vecchia di centinaia d'anni, ora il laboratorio è diventato un museo, ma i quadri ci sono sempre...
Dedicata a mio Padre che mi ha trasmesso il regalo più bello: l'amore per il Mare.
(Tawla.)
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